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L'Importanza Di Chiamarsi Ernesto

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Verità e Menzogna, due sorelle vestite con abiti diversi, ma figlie di un medesimo creatore: l'uomo.
Se poi a vestirle è Oscar Wilde, ecco nascere un continuo scambio di abiti, persone e personaggi, all'interno di un ensemble ottocentesco di grande attualità.
L'importante è chiamarsi Ernesto, nome che tradotto in inglese genera un delizioso calembour con il termine "honest".
Chiamarsi Ernesto significa essere onesto, poco importa chi c'è dietro a quel nome.
E' in questo modo che l'autore spazza via, con abili pennellate di una società sempre più ancorata all'immage piuttosto che al contenuto, il romanticismo di Giulietta nella sua celebre frase a Romeo:
"Solo il tuo nome m'è nemico, rinuncia ad esso, e prenditi tutta me stessa".
In The Importance to being Ernest, è l'esatto contrario.
Collacata all'interno di una cornice densa di umorismo inglese, l'opera propone incesantemente sino alle sue ultime battute, con un abile incrociarsi di drammaticità e satira, l'eterno dissidio tra verità soggettiva e verità oggettiva.
I personaggi mentono, o meglio, credono di farlo, per poi approdare ad uno sconcertante finale: "E' una cosa terribile per un uomo, scoprire improvvisamente che per tutta la vita, egli non ha detto altro che la verità."
O forse no.